
Alessandro Pedretti: la famiglia Rooler, un dialogo tra forma, luce e visione
In questa intervista esclusiva, esploriamo l’universo progettuale che ha dato vita alla famiglia Rooler: una collezione illuminotecnica che sfida le convenzioni grazie alla sua capacità di essere senza tempo.Parliamo con il designer alla guida di questo progetto, che ci racconta le ispirazioni, le sfide affrontate e per ottenere un prodotto pensato per evolversi all’infinito.
Come descriveresti la famiglia Rooler in tre parole?
"Il Rooler è un prodotto simbiotico, minimale o protagonista degli spazi; mimetico o espressivo di una identità propria che esalta ogni necessità di " modularità " illuminotecnica e di contesto visivo."
Quale è stata la principale ispirazione?
"L’ispirazione è stata ricercare nella sintesi il valore di diverse attitudini espressive e tecniche del prodotto. Configurare poi una famiglia che da pochi elementi tipo si potesse evolvere una maniera quasi infinita come opzioni, caratteri, identità e prestazioni."
Quali le sfide incontrate durante il processo di progettazione?
"Le sfide sono quelle di lavorare nella doppia valenza della miniaturizzazione mantenendo le prestazioni elevatissime. Questo anche in riferimento alla percezione di un oggetto che può "apparire o scomparire" a seconda della sua configurazione. In sostanza una gamma di configurazioni elevata e potente che permetta possibilità applicative in campi molto estesi del progetto."
Quale è il tuo punto di vista in merito all’intelligenza artificiale?
"L' intelligenza artificiale può essere uno strumento formidabile ma la poesia dell’innovazione spetterà sempre alle nostre menti. Il progetto non è e sarà solo un assemblaggio di dati, geometrie e prestazioni, ma il luogo dove sempre di più si concentreranno i sogni, le visioni, gli intuiti e le speranze della nostra mente."
Cosa ti aspetti per il futuro nel campo del lighting?
"Spero che si possa, con la ricerca e sperimentazione, trovare più diversificazioni rispetto a dei percorsi già tracciati che sembrano determinare lo spirito e trend comuni. Lavorare con la luce (cioè, anche con l’immateriale) non deve essere unicamente ricerca estetica e prestazionale; altri fattori più emotivi e impercettibili devono dare il valore dell’innovazione e avanguardia."